Agosto a New York

un primo viaggio a New York nel febbraio 2006 ho deciso di passarci anche tutto agosto. La mia guida Lonely Planet diceva che agosto è calduccio, intorno ai 28°C, e che i new yorchesi non perdono occasione di scappare al mare o in montagna appena possono. Ai turisti, invece, veniva consigliato di mettersi la crema solare e di godersi New York. Temperatura massima odierna: 39°C

lunedì, agosto 14, 2006

Chaos (caos)

Ok, io non sono una persona ordinata e chiunque abbia messo piede nel mio appartamento può confermarlo però qui siamo a livelli patologici. Sabato mattina mi ero svegliata presto e ho trovato la casa vuota (con le luci accese, come sempre). Ho deciso di dare una pulita almeno agli spazi comuni visto che in corridoio si faceva fatica a passare e che in cucina cominciavano a girare dei mosquitos (moscherini). Il bagno al piano terra è l’unico con la doccia, quello al piano inferiore è un mezzo bagno, cioè ha solo lavabo e water. Siamo in tre a lavarci in questo bagno, mentre per la toeletta quotidiana lo uso solo io visto che Britta non c’è mai. Per dieci giorni ci sono stati due cotton-fioc usati sul lavandino, ad ora permane uno spazzolino strausato e un tubetto di dentifricio malamente strizzato quasi pieno ma secco.
Sul lavandino c’è anche un anello d’argento che ha perso colore e due confezioni di sapone liquido. Poi c’è la mia saponetta con spazzolino per unghie in un disco di vetro che ho preso per $1.99+tax all’Esercito della Salvezza (Salvation Army).
Sabato mattina, dicevo, convinta che Erica fosse tornata a Boston, mi sono messa a pulire il bagno comune, la cucina ed il corridoio. Ho impiegato venti minuti per il bagno ma non ho potuto pulire i tappeti perché non ho trovato (e non penso ci sia) l’aspirapolvere (vacuum cleaner). Gli ho dato una sbattuta e poi ho spazzato per terra. Il water è ridiventato bianco, il lavandino ha perso gli aloni.
In cucina ci è voluto un bel po’ di più perché ogni cosa che toccavo spargeva briciole dove avevo appena pulito. Sul microonde, sui fornelli, su e nel frigorifero,… ovunque c’erano briciole e cereali. Una formica che per sbaglio fosse entrata in quella cucina avrebbe creduto di essere in paradiso.
Nel lavandino c’erano bucce di fichi secche ed impataccate alle pareti, più macchie di sapone per piatti. I fornelli erano pieni di aloni di tuorli essicati, il tavolino basso era pieno di briciole, posta e plastica. C’erano bottiglie vuote e semipiene di vino, bevande energetiche e acqua. Alcune erano senza tappo.
Analogamente c’erano bicchieri di vino mezzi vuoti sia in cucina che in corridoio. Asciugamani arruffati sullo scrittoio in corridoio e per terra. Scarpe spaiate per il passaggio comune, lo scrittoio aperto e sedia davanti che impediva il passaggio. Insomma, zero respect. Ho sistemato tutto: ho riempito il portaghiaccio e l’ho messo in congelatore, ho buttato le plastiche che voleggiavano per il corridoio, ho portato in giardino le bottiglie nei cassoni del riciclaggio (mentre in casa fanno spazzatura comune per tutto), ho raschiato per bene con la spugna il lavandino, i fornelli ed il ripiano della cucina. Ho scrostato la piastra per le uova strapazzate ed il bacon (che è un foglio di alluminio che mettono direttamente sul fuoco), ho svuotato i bicchieri semi pieni, ho riordinato le bottiglie semivuote (anche se l’idea di lasciare il vino aperto non in frigo mi disgusta, ma non era roba mia).
Sabato sera ho dormito dalla Debby nel North Bronx e sabato pomeriggio sono rientrata a casa per trovare tutto di nuovo sporco, la cucina sottosopra, i bicchieri semipieni in giro, le plastiche orfane appoggiate ovunque,… So incazzarmi e protestare in inglese però mi godrò la vendetta pensando che con la spugna della cucina ho pulito anche il cesso!