Agosto a New York

un primo viaggio a New York nel febbraio 2006 ho deciso di passarci anche tutto agosto. La mia guida Lonely Planet diceva che agosto è calduccio, intorno ai 28°C, e che i new yorchesi non perdono occasione di scappare al mare o in montagna appena possono. Ai turisti, invece, veniva consigliato di mettersi la crema solare e di godersi New York. Temperatura massima odierna: 39°C

mercoledì, maggio 06, 2015

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sabato, settembre 02, 2006

nota economica

In accordo con la HSBC, banca svizzera molto presente a NY, riporto il prezzo di un BigMac negli USA: $3.39

Secondo il sito www.oanda.com tale importo equivale a €2.64

venerdì, settembre 01, 2006

Last post









E’ già il momento di scrivere l’ultimo capitolo. Dalla data vedrete che sono già tornata in Europa, infatti scrivo dall’aeroporto di Zurigo (ma pubblicherò da casa perché la rete wireless che danno “ad accesso libero” è a pagamento).
Giovedì 31, al pelo, siamo riuscite (io & Deb) ad andare a vedere un game degli Yankees allo Yankee Stadium. Vale la pena di spendere l’ultima metà della batteria del computer portatile per elogiare il popolo americano. La partita iniziava alle 13:05, puntuale, introdotta dall’inno americano (The star spangled banner). Noi eravamo ancora fuori dal gate come altre 500 persone perché Deborah è arrivata in ritardissimo (praticamente ha pareggiato tutti i miei parziali ritardi ai nostri precedenti incontri) ma non abbiamo saputo resistere al rito dell’hotdog pre-partita con mustard e ketchup.
C’era un po’ di coda all’ingresso perché si veniva auto-perquisiti: togliersi il cappello, girarlo da una parte e dall’altra, aprire borse e zaini, bere alla presenza dell’agente se si portavano liquidi appresso. Poi però è stato velocissimo trovare i posti. Seggiolini di plastica con i braccioli di ferro (un lusso che in Italia penso abbiano solo le poltroncine bianche, visto che non li ho mai visti!). Posti comodi, anche perché il 50% degli americani è severamente obeso.
Mentre aspettavo la Debbie ho gironzolato per i negozietti di merchandising Yankee ufficiale e non. Ho finalmente visto la maglia che vorrei, quella di Joe Di Maggio, che però fanno solo da uomo. Ad ogni modo ormai avevo preso quella di Jeter (e chi l’è?) da bambino. Eh sì, perché anche i bambini americani sono molto grossi e quindi ho risparmiato ben $2 prendendo la taglia L da ragazzi (pensate, neanche la più grande!)
La partita Yankee vs Tiger Detroit era l’ultima pomeridiana prima dell’inizio della scuola (settimana prossima). In Italia quando avevano pensato di anticipare alcune partite al sabato pomeriggio ci sono state polemiche a non finire perché quelli che il sabato lavorano non ci sarebbero potuti andare. E pace amen! Perdere una partita non è la fine del mondo: ce ne sono altre 40 per campionato più quelle delle varie coppe!!
I biglietti li ho presi io su eBay visto che sul circuito ufficiale della MLB (Major League Baseball) li davano per esauriti. Non so come funzioni in Italia, ma negli USA ci sono dei broker che speculano sui biglietti degli eventi comprandone diverse decine e poi rivendendoli last minute con un markup che va da qualche dollaro a diverse decine di dollari. I biglietti che ho trovato su eBay sono stati spediti via email appena ho pagato, peraltro penso di essere stata abbastanza fortunata perché li ho pagati la metà del loro valore ($25 invece che $50). Ne deduco che la persona che me li ha venduti non è un/una broker ma semplicemente uno/una che si li era presi con l’intenzione di andarci o a cui sono stati regalati. Sulla stampata erano presenti un codice a barre e ovviamente il settore ed il posto.
I biglietti sul circuito ufficiale partono da $12 (bleachers), passando per i $21 dei tier più alti e lontani dal diamante fino ad arrivare a quelli di diverse centinaia di dollari nei posti più prossimi al gioco.
Quindi, anche più economico di una partita di calcio!
Ovviamente ci siamo andate in metropolitana, visto che ci sono ben due linee che fermano alla 161st St. – Yankee Stadium. Niente treni superaffollati o persone jammed packed (schiacciate come bestie) tipo i nostri autobus italiani anche durante un normale giorno scolastico. Niente file, niente spintoni.
Polizia tanta ma non per le tifoserie quanto per paura di attentati. Gli spalti sono misti e non ci sono assolutamente problemi tra tifosi di squadre rivali, quindi non c’è neanche bisogno di girare in squadroni da assalto. Di ultrà o hooligans neanche a parlarne: era pieno di famiglie con diversi bambini, mamme che portavano i pargoli allo stadio per un pomeriggio alternativo al parco giochi, coppie di tutte le età, razze e colori, turisti,…
Dopo avere visto le partite più muffe del campionato di calcio italiano avevo un po’ di paura ad andare a vedere la squadra di baseball più famosa al mondo (26 titoli nella MLB) ma ogni timore s’è rivelato infondato.
Il game dura 9 innings, vince la squadra che realizza più punti alla fine dei 9. In caso di parità si prosegue di un inning finché una squadra non realizza più punti dell’altra. Il gioco e lento e poco movimentato. Parlandoci chiaramente: solo i migliori battitori della lega riescono a prendere più di due palle per inning. E spesso la palla viene invalidata perché non tirata nell’area consentita (quella compresa tra la linea delle ascelle e la linea delle ginocchia del battitore), oppure perché viene colpita dalla mazza ma rimbalza alle spalle della casa base. O ancora perché viene lanciata troppo corta e tocca terra o i piedi del battitore. Quindi mediamente un lanciatore fa 5-6 lanci di cui 2-3 invalidati. L’azione esiste solo nel caso fortuito che:
1) la palla è lanciata correttamente
2) la palla passa nell’area consentita, cioè non accade il ball, il fastball, lo slippingball e chi più ne ha più ne metta
3) il battitore ha colpito la palla con la mazza e la manda nell’area “buona” del campo e non è una palla facile (il 55% delle palle battute viene presa al volo, eliminando automaticamente il battitore)
oppure
il battitore ha colpito la palla con la mazza e ha realizzato un fuori campo che rende impossibile il recupero della palla da parte della squadra in difesa (= quella del battitore)
La partita di ieri è durata tre ore spaccate ma sono state piacevoli. Infondo siamo state allo stadio due ore e mezza durante le quali abbiamo anche mangiato.
Le persone sono molto tranquille durante il game, tanto che sono i tabelloni luminosi ad incitare il pubblico a fare casino (make some noise!).
Nessuno urla, non si sentono parolacce (o forse ero io che non le capivo…).
E’ lecito e normale distrarsi dal gioco, per esempio per chiacchierare, telefonare, o, come più spesso accade, per andare a comprare da mangiare nei corridoi interni dello stadio.
La lunghezza del gioco è stemperata dall’intrattenimento che viene dato sia dai tabelloni luminosi sia dall’audio, infatti c’è la musica in sottofondo che spazia da YMCA dei Village People a Enter Sandman dei Metallica (durante la quale Deborah s’è gasata).
La gente balla e la telecamera li filma. Inoltre ci sono dei giochi ad estrazione che coinvolgono il pubblico con domande sugli yankee. Lo spettatore sorteggiato è munito di cartelloni giganti per comunicare la sua risposta al resto dello stadio: se ha azzeccato uno sponsor gli farà un regalo!
A metà del 5° inning tutti in piedi a cantare la prima strofa di God Bless America, con tanto di parole scorrevoli sul tabellone luminoso. Attimo patriottico per ricordare i soldati in Iraq, vengono inquadrati dei militari in divisa che sono allo stadio a vedere la partita.
Alla fine vincolo gli Yankee…niente esultanze neanche tra i giocatori ma solo high fives (batti un 5) e applausi da parte del pubblico. In 5 minuti siamo fuori dallo stadio, poi andiamo a prendere dei souvenir per gli amici di Deborah e in 15 minuti siamo già sulla metro, sedute, dirette verso casa mia.
Per dovere di cronaca segnalo che la Deborah ha portato la mia valigia da 20 kg per le scale della metro…grazie!! E segnalo anche che allo stadio, al bagarino degli hotdog il tizio le ha detto estasiato “beautiful eyes”. E lei, come una iced queen (regina dei ghiacci), ha solo sorriso. Che aplomb!
Poi ha stregato anche due inglesi, sempre al bagarino degli hotdog. Che le portino fortuna? Lo sapevo, io, che i gorilla non erano la risposta ai suoi patemi d’amore!!
Quando ci siamo salutate sulla banchina della metro la Debby era un po’ in crisi. Resisti, che fra una settimana sarai qui anche tu!!





giovedì, agosto 31, 2006

Valigie

























Stasera mi sono lavata, ho stirato i capelli, ho fatto le valigie e ho pulito la stanza.
Domani mi trovo in mattinata con Deborah, per l'occasione in un giorno di ferie, ed alle 13 andiamo a vedere
Yankees vs. Detroit Tigers alle ore 13.05

Si prospettano ditone di gommapiuma, hot dog e coca cola.

Poi rientro a casa, chiusura delle valigie e metro per l'aeroporto!

Nel fare le valigie ho impegnato tutta la mia intelligenza cercando di sfruttare ogni minimo spazio. Le mutande sporche hanno riempito le scarpe e gli interstizi tra i tacchi, le cose piccole sono finite pure esse nelle scarpe. Una parte di una valigia è servita esclusivamente per la roba sporca (mammina, passerai un weekend lavatrice e ferro da stiro!).
La mia tecnica salvaspazio ha fruttato al punto che l'ultima mezza valigia (su due) l'ho fatta a casaccio visto che restavano poche cose.

Dal peso dovrei anche restare nei 25kg consentiti, ma chissà...forse i fatti sono sorpassati dalla speranza!
Ho anche impacchetato il trasformatore visto che c'è un'offerta su ebay. Però l'inserzione finisce domani durante il game e quindi dovrò farlo spedire da qualche anima pia. Alcuni libri che avevo ordinato su amazon (in verità tutti meno uno) non sono ancora arrivati e mi verranno girati dall'americana, per cui le lascio il ventilatore sperando che lo consideri uno scambio di favori e non un regalo.

Stranamente, ieri hanno iniziato a pulire la casa ma non ho ben capito come facciano, visto che procedono al ritmo di una stanza al giorno (considerato che la cucina è 15 mq...) e non riordinano, semplicemente spostano le cose. Ad ogni modo sono felice di abbandonare questo bagno lercio il cui lavandino ospita ormai un'infinità di cose (tra cui un ecosistema di microorganismi e batteri) che è impossibile usarlo allo scopo designato.

Anche se non ho conosciuto nessuno nel vero senso della parola, ci sono persone di cui comunque mi ricorderò.
C'è il signor Richard con cui ho conversato in italiano e mi ha regalato un libro di foto dello stato di New York, c'è Ronald che mi ha spiegato la differenza tra sheet e shit, tra ate eat hate heat,...e che volevo mandare a un casting di sosia di Nadal.
C'è la signora giapponese del banco al mercato il cui marito prepara un sushi favoloso, che mi sorride quando entro al mercato anche se non vado al suo banco.
E c'è il signore cinese (al 100% si chiamerà signor Liu) del deli all'angolo che tiene la gattina nel negozio dopo aver scritto sulla porta d'ingresso che non sono ammessi animali.
Tom, invece, è un agente immobiliare. Categoria prolifica di gente che non è particolarmente qualificata a fare qualcosa al pari degli assicuratori italiani. Mi ha lasciato la sua email per quando avrò bisogno di trovare un appartamento a NYC.

mercoledì, agosto 30, 2006

United we STRAND

Ho già parlato della famosa libreria Strand, della famose sede al 828 di Broadway( tra la 13esima e la 14 esima strada) quella delle 18 miglia di libri, cioè tre milioni di volumi nuovi e usati.
Ovvimente per stipare tutto quel popò di carta si adottano le classiche librerie e si mandano a benedire i buoni propositi di pulizia ed ordine. I libri sono anche su due strati, in orizzontale, in verticale, obliqui, 20 copie per libro, in offerta, prove di stampa, rivisti, nuovi scontati, nuovi in promozione, appena usciti, audio, in braille, in ebraico, sui neri, sul sesso, sulle religioni europee orientali...e su quelle occidentali, sui gay&lesbiche, per i bambini, per i bambini gay, per le bambine in amore, illustrati, comici, a fumetti, con copertina rigida, oversized, d'epoca,...

Non ci sono antifurti che si possano definire tali. Non sui libri, forse sul merchandising. All'ultimo piano, quello dei libri d'epoca dove si possono trovare le copie autografate di Henry Miller o i libri d'arte che sono arte, o i libri di arte che sono dei capolavori di tipografia ($1750 uno di Andy Warhol) non si possono:
1) portare libri delle altre sezioni
2) portare borse

Lo staff è poco cortese, per nulla se si considerano gli standard locali. Siccome i libri sono esposti per genere e indi per autore, può capitare che per vedere i libri di un nobel si debba prendere la scala da imbianchino e poi trovarsi sotto il naso i libretti di serie C. Non è facile curiosare da Strand. Gli spazi tra le librerie sono molto stretti e ci passano due persone di traverso. Quindi ogni 3 secondi bisogna spostarsi per fare passare qualcuno e non ci si può perdere a leggere il primo libro che capita. Sedie poi, neanche a parlarne. I più tenaci si siedono per terra bloccando del tutto il passaggio.
Eppure ogni volta che vado da Strand compro qualcosa. Un po' perchè tutta la fatica fatta per imparare l'inglese, i soldi spesi per i dvd, le grammatiche, i dizionari, le ore passate a tradurre e a leggere in lingua stanno fruttando: posso finalmente leggere in lingua originale e capire il 90% di quello che leggo. E quindi se posso leggermi un autore in lingua lo faccio, ed il posto più comodo per farlo è andare da Strand, dare una veloce sfogliata al libro per capire se è un inglese che riesco a capire abbastanza scorrevolmente da rendermi la lettura piacevole, sopportare i commessi ed infilare il libro in valigia.

Amazon è conveniente per chi vive negli USA, dove le spese di spedizione sono $3.49 e i libri partono da $0.01. La spedizione internazionale costa un po' di più, circa $8, quindi la convenienza c'è solo se si paragona il prezzo del libro preso su Amazon con il prezzo del libro importato nelle librerie.


Oggi ho preso: Paul Auster - New York Trilogy $11.50

Mi sarebbe piaciuto leggerlo a NY, ma purtroppo non farò in tempo.
Precedenti acquisti:
vari libruncoli da donne, leggeri e facili che mi sono serviti ad ingranare con l'inglese.
Una raccolta di strisce dei Peanuts
un libro di Roald Dahl per bambini più vecchio di me (ha 28 anni!)
Il giardino segreto, che mi era piaciuto molto da piccola
un libro di psicologia-etologia felina che spiega come i gatti ci vedono
una raccolta di storie di un giovane esordiente
ancora Paul Auster - Oracle night

Via Amazon ho ordinato tre libri di Woody Allen e la biografia di Rebecca Walker.
Per ora è arrivato solo uno di Woody, gli altri spero arrivino per tempo altrimenti sono già d'accordo con Erica affinché me li giri.

Shop 'til you drop! (compra finché puoi)


Il motto nazionale americano, a parte il rispolverato e very patriotic "United we stand" (Uniti noi stiamo) post-11 settembre, è quello nel titolo.
Io l'ho applicato alla perfezione anche perché non ho avuto gli effetti collaterali che sono invece comparsi in Deborah (senso di colpa, tendenza a nascondere il numero di sacchetti con cui si rientra a casa, ragionamenti altruistici per giustificare le spese,...).

E con me è affondata anche la mia carta di credito!

martedì, agosto 29, 2006

Isamu Noguchi Garden Museum

Il museo è situtato a Queen, lontano dalla fermata della metro (20 mins a piedi) ed in mezzo ad un quartiere industriale siccome il museo stesso è una ex fabbrica. Il museo è nato per volontà di Noguchi stesso nel 1984, quattro anni prima della sua morte. Nel 2004 è andato incontro ad un massiccio restauro che ha stupefacentemente coordinato l'austerità di una capannone con un'arte che si riallaccia alla natura sia per la semplicità delle forme che per la scelta dei materiali.

Il piccolo giardino è una vera perla: ben curato, verde, con alberi grandi ma non altissimi e sganciati dal pubblico, bensì di un'altezza proporzionata all'uomo in modo da tenere la natura stessa nell'insieme del giardino e non SOPRA lo stesso.
Grossi ciottoli riempiono il terreno tra il percorso pedonale in cemento e le varie sculture e piante.

Per maggiori info e foto delle opere: http://www.noguchi.org

Ecco un paio di foto scattate da me ed un video di una fontana molto zen.



Isamu Noguchi


Isamu Noguchi, figlio di padre giapponese e madre americana, nacque negli USA ma trascorse l'infanzia in Giappone. Rispedito in America al college, lo interrompe per dedicarsi a tempo pieno alla scultura.
Le sue opere sono principalmente in granito e basalto e risaltano per la gretta naturalezza unita a forme armoniose. Ovviamente non disdegna anche altri materiali, come il ferro o il legno, ma sempre dando alle sue opere un aspetto sobrio, primitivo ma curato.
Fu per diversi mesi assistente di Brancusi, la cui influenza lo segnò palesemente (vedasi confronto fotografico) e la cui fama gli servì da trampolino di lancio. Nella sua carriera si occupò di sculture in ambito urbano, come per la Chase Manhattan Bank (vedi blog dei primi due giorni a NY), parchi per bambini, giardini pubblici e privati,...

Nella prima foto: Globular di Noguchi
Sotto: uccello di Brancusi
Ancora un altro Uccello d'oro di Brancusi
Infine: Noguchi: stivale-albero





















































Altre due opere simili: la canzone dell'uccello (Noguchi, a destra) chiaramente ispirata dalla famosa colonna senza fine del maestro Brancusi (sinistra).




























Le installazioni per esterno sono rielaborazioni dei monoliti primitivi (prima foto, sotto) che arrivano alla sintesi totale mostrata nelle ultime foto.









Dollhouse Footwear


Ho perso la testa per queste scarpine. La casa produttrice si chiama Dollhouse footwear ma non ha un sito web nè negozi monomarca. Ed io come faccio a provarle? Oggi ho provato il 10 ma zebrato, online c'è anche l'11 ma non spediscono fuori dagli USA. Certo potrei ordinarle e farle spedire qui e poi farmele girare da Erica. Però in tal caso non potrei provarle (è possibile rispedirle indietro gratis, ma sempre all'interno degli USA). Ho cercato per un'ora i grandi negozi di scarpe newyorchesi per vedere se hanno queste scarpe. Una fatica trovarli! Alla fine i risultati dei negozi online subissano quelli dei negozi veri e propri. Quindi non ho altra scelta che girovagare per gli altri negozi della catena dove li ho visti oggi, anche se non tutti hanno il reparto scarpe (qui si usano molto i multistore)

Onion rings (anelli di cipolle)


Volevo scrivere un post su come la Debh si fosse ambientata bene alla cucina locale ma oggi non le sono stata da meno.
A pranzo ho mangiato dieci onion rings: cipolle fritte. Ed erano buonissimi!!!

sabato, agosto 26, 2006

You go first

"Vai prima tu" è una frase che ci si sente spesso dire a New York, per esempio quando si è in fila al bagno e si sta involontariamente rubando il posto di un'altra, o quando ci si incrocia per strada, o anche quando si vuole usare un qualsiasi servizio comune come il controlla-prezzi ai grandi magazzini.

Gli americani sono convinti che l'Italia sia un paese bellissimo (ok), dove si mangia in maniera eccellente (ok x2) e dove la gente è fantastica e cordiale (?).
Ma io in Italia mi ricordo solo di gente che mi frega il posto, di come anche solo scendere a prendere il latte possa rovinarti la mattinata, delle vecchiette vipere che non vedono a un cm dal proprio naso e ti sorpassano con nonchalance e delle occhiatacce che siamo ormai abituati a scambiarci quando in fila come a dire "ti ho visto, non ci provare a fregarmi".

In effetti, perchè rovinarsi la giornata e finire con il litigare per pisciare 2 minuti prima o uscire 5 minuti prima dal supermercato? Personalmente preferisco perdere i miei minuti e non coltivare l'amarezza in perfetto stile italiano.

In America applico delle semplici regole quando si presenta un "you go first":
1) se effettivamente c'ero prima io, ma l'altro è un lavoratore, gli dico "you are working, you go first" (Stai lavorando, quindi vai prima tu)
2) se c'ero prima io e non ho fretta, si instaura un "you go first" perpetuo, ma gli americani non amano perdere tempo ed in genere basta un'occhiata per capire chi ha più tempo da perdere. Se una donna è in giro con bambini, oppure se è un anziano/a, allora vince il più debole.
3) se ho fretta, vado io per prima e grazie sinceri.

De gustibus

Io e Deborah siamo state in classe assieme cinque lunghi anni, durante il liceo. Non ci siamo mai odiate ma neanche abbiamo legato in maniera particolare. Questi weekend newyorchesi, però, penso ce li ricorderemo almeno quanto le vicende scolastiche, anche se sono circoscritti in un lasso di tempo minore.
Di Deborah ho imparato che ha il chiodo fisso delle rane, infatti è usanza comune regalarle qualsiasi artefatto con le sembianze dell'anfibio. Questo posso spiegarlo con un ragionamento di freudiana memoria e richiamarmi alla famosa storia del rospo-principe che ha inventato il solito cesso-di-ragazzo per imbonirsi qualche fanciulla.

Quella dell'attrazione per i gorilla, no. Grazia, se mi leggi, illuminami!

Sugli uomini

Oggi ancora tempo di merda ma senza pioggia, domani sarà peggio. Mi sono vista con Deborah per pranzo e prima di sederci a tavola in Mulberry St. (Little Italy, quella vecchia) abbiamo gironzolato come apine per i negozietti di NoLiTa (NOrth of LIttle ITAly) e nel mercatino. Deborah ha scoperto una linea di cianfrusaglie cinesi che si chiama "New York Princess" e che, come si può immaginare dal nome, è tutta rosa e con gli strass. Al mercato ha avuto un momento di debolezza e ha preso l'album per le foto ed il portachiavi di New York Princess ma poi sono riuscita a farla rinsavire.
Più tardi, dopo un viaggetto in metro, Siamo tornate a parlare di uomini (quelli che non ci sono ma ci vorrebbero, e come diciamo noi!) visto che a NoLiTa vendevano le magliette con la scritta "Cercasi Mr. Right". Alla Debby non piacciono i neri, mentre a me piacciono quasi più dei bianchi. Però a lei piacciono i gorilla e non so come spiegarmelo, visto che i gorilla sono neri. Che si riferisca ai gorilla albini? Ad ogni modo giuro di averla vista crogiolarsi nell'invidia quando le ho narrato che il gorillone dello Zoo del Bronx mi ha guardato negli occhi!!!

Ma la cosa non mi ha inorgoglito per niente, secondo voi tra Alain Delon (nel lontano 1966) e il gorilla nella foto, chi la spunta?