16 agosto: arrte moderna nei musei newyorchesi
Nella mattina: Cooper-Hewitt
Esposizione delle posate collezionate dalla famiglia Cooper-Hewitt con interessante approfondimento sul design e le esigenze a cui le posate sono andate incontro dal 1700 ad oggi. Particolarmente carina la sezione relativa alle necessità di compattare le posate per le compagnie aeree e per usi portatili, giocando sul design e sull’ergonomicità. Curiosa la sezione dove si potevano soppesare diversi tipi di posate in modo da vedere come il design influisce sulla comodità dello stare a tavola. Una buona posata, spiegavano, non cade mai dal tavolo.
Le moderne strade del design vanno incontro ai malati d’artitre.
Putroppo non si potevano fare foto.
Particolare il negozio del museo dove si vendevano anche opere d’arte uniche (prezzo base $7500 per 4 piccolo alogene da tavolo), libri d’arte, posate (tipo $135 a posata), oggetti vari, cartoline. Tra gli italiani figuravano quasi solo cose di Alessi.
Fantasy, "The Chariot of Aurora" 1868-1870 |
Artist: Frederic Edwin Church American, 1826 - 1900 |
A metà giornata: Whitney Museum of American Art [http://www.whitney.org/]
Altro museo di arte moderna molto famoso ma solo a New York, oscurato dalla fama del MoMa e del Met. Alcune opere molto interessanti e altre molto meno. Piano sulla pop art, sui minimalisti, sugli espressionisti moderni, e sull’arte americana (che non c’entra molto con il resto ma da qualche parte devono metterla).
Tour guidato per ogni piano solo in inglese tenuto da un’ultrasessantenne con la erre moscia e accento non newyorchese, quindi l’ho abbandonato alla seconda opera esaminata.
Nomi celebri: Andy Warhol, Roy Lichestein, Jackson Pollock.
Qui sopra: Andy Warhol - Before and After
Nel tardo pomeriggio: solito giro alla lavanderia e poi corsa per la lezione di italiano.
In serata cena con Deborah a Queen, cucina greca. Mangiato quiche di spinaci con anche foglie d’uva (amarognola, mai provata prima), grigliata di pesce con contorno di patate e riso e insalata. Eravamo un po’ indecise sugli usi e costumi dei greci nei confronti del piatto comune di insalata e dalle occhiatacce del cameriere penso abbiamo infranto metà delle buone maniere a tavola.
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